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Il teatro greco: curiosità e segreti

Il teatro greco è una forma di arte performativa che ha avuto un enorme impatto sulla storia dell’umanità e che ancora oggi continua a influenzare il mondo del teatro occidentale.

Le prime rappresentazioni teatrali greche risalgono al VI secolo a.C. e consistevano principalmente in performance musicali e danzanti. Nel corso del tempo, il teatro greco ha sviluppato una forma più simile a quella che conosciamo oggi, con attori che recitavano parti e interpretavano ruoli.

Anfiteatro ad Atene, Grecia

Le rappresentazioni teatrali greche si svolgevano all’aperto, in anfiteatri appositamente costruiti, e potevano raccogliere fino a 15.000 spettatori. Gli spettacoli erano gratuiti e aperti a tutti, il che rendeva il teatro un’attività molto democratica. In effetti, il teatro greco rappresentava una delle poche forme di intrattenimento accessibili a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro possibilità economiche.

Gli spettatori sedevano su gradinate di pietra, disposte a cerchio intorno al palco. Queste gradinate erano divise in sezioni sociali, con i posti migliori riservati ai cittadini più importanti e agli ospiti di riguardo. Anche gli spazi riservati alle donne erano separati da quelli degli uomini e avevano l’obbligo di sedere in fondo all’anfiteatro.

Gli attori del teatro greco erano tutti uomini, anche se interpretavano personaggi di entrambi i sessi: le donne non avevano il permesso di partecipare alle rappresentazioni teatrali. Gli attori indossavano maschere e parrucche per rappresentare i personaggi di sesso diverso dal loro e utilizzavano la voce e i gesti per enfatizzare le emozioni dei loro personaggi.

Nonostante le restrizioni imposte alle donne, il teatro greco rappresentava una delle poche opportunità per le poetesse di esprimere se stesse artisticamente. Autrici come Saffo e Alceo, poterono scrivere opere teatrali rappresentate davanti a un pubblico di tutte le età e di entrambi i sessi, lasciando il loro segno indelebile nella storia.

Busto di Saffo

Le tragedie greche erano rappresentazioni che raccontavano storie di eroi e dei della mitologia greca, come ad esempio “Agamennone” di Eschilo o “Edipo Re” di Sofocle. “Agamennone” è una tragedia che racconta la storia di Agamennone, il re di Micene, che, per ottenere venti favorevoli per la guerra di Troia, è costretto a sacrificare sua figlia Ifigenia mentre “Edipo Re” è una tragedia che racconta la storia di Edipo, il re di Tebe, che uccide accidentalmente suo padre e sposa sua madre, ignaro della sua vera identità.

Presunta maschera funeraria di Agamennone

Le commedie, invece, avevano lo scopo di divertire il pubblico, ma anche di insegnare qualcosa attraverso l’utilizzo di personaggi che rappresentavano i difetti e i vizi della società. Un esempio famoso di commedia greca è “Lisistrata” di Aristofane, scritta nel 411 a.C. e ancora oggi rappresentata in tutto il mondo, che racconta la storia di un gruppo di donne che decidono di astenersi dai rapporti sessuali per costringere i loro mariti a porre fine alla guerra.

Busto di Aristofane

Ma il teatro greco era famoso anche per le sue maschere, utilizzate dai tragici per rappresentare i personaggi. Le maschere erano realizzate in modo da essere utilizzabili sia dai tragici che dai comici, e venivano utilizzate per modificare la voce e l’espressione del volto dell’attore. Inoltre, le maschere erano decorate con elementi distintivi che rappresentavano il personaggio che l’attore interpretava, come la barba di un vecchio o i tratti marcati di un guerriero.

Un altro aspetto innovativo introdotto dagli autori greci è il monologo, in cui un attore parla da solo sul palcoscenico, esprimendo i pensieri e le emozioni del personaggio in modo più profondo. Utilizzato sia nelle tragedie che nelle commedie, il monologo ha permesso agli attori di avere maggiore libertà espressiva e di coinvolgere il pubblico in modo più intenso.

Modellino di “machina”

Il coinvolgimento passava anche per alcuni ingegnosi meccanismi di scena.

Uno di questi era il “machina”, una specie di gru che veniva utilizzata per far apparire gli dei sulla scena. Il nome “machina” è derivato dalla parola greca “mēkhanē”, che significa “macchina”, e veniva utilizzata per far entrare gli dei sulla scena in modo drammatico e imponente. L’espressione “deus ex machina” deriva proprio da questa tecnica teatrale e si riferisce a una soluzione o a un evento inaspettato che risolve una situazione difficile o complicata.

Il teatro greco utilizzava anche il cosiddetto “ekkyklema“, una piattaforma munita di ruote, sulla quale potevano posizionarsi uno o più personaggi, che veniva posta dietro la porta centrale della scenografia stessa; all’aprirsi della porta, il carro scorreva verso l’esterno, rivelando in questo modo agli spettatori ciò che avveniva all’interno dell’edificio. Inoltre, il “parados”, una cortina che separava il palcoscenico dal pubblico, veniva usata per fare entrare e uscire gli attori. Questa cortina era anche utilizzata per nascondere gli attrezzi di scena quando non erano in uso… una sorta di quinta.

Statua di un attore greco del 100 a.C.

Il teatro greco è ancora oggi sorprendentemente moderno e rilevante. Le opere di grandi autori trattano temi universali come la guerra, la famiglia, l’amore e la moralità, introducendo alcune delle tecniche teatrali più innovative e influenti della storia, come il monologo e l’utilizzo della maschera, che sono ancora ampiamente utilizzate nell’arte performativa di oggi.

Una forma di arte intramontabile e universale che continua a ispirare artisti di ogni tipo e a far riflettere il pubblico di tutto il mondo.

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